Le terre del Ducato

Il Ducato di Parma e Piacenza nacque nel 1545 e durò oltre tre secoli, nel 1859 i territori ducali furono incorporati alle province d'Emilia e successivamente annessi al Regno di Sardegna tramite il referendum del 5 marzo 1860.

Nell'immaginario dei piacentini e dei parmensi, Maria Luigia gode tuttora di un aurea di magnificenza tanto da essere ricordata quale la reggente più amata dal popolo ed il suo governo viene considerato tra i migliori della storia ducale. Si organizzano regolarmente ogni anno convegni e mostre che raccontano e documentano le opere della sovrana e sulla sua tomba, nella Cripta dei Cappuccini a Vienna, vengono sempre deposti fiori di violetta, uno dei simboli del Ducato.

Nel 1860 il ducato passò tramite plebiscito al Regno di Sardegna, e la città di Piacenza, prima a votare per l'annessione allo stato sabaudo, meritò così il titolo di "Primogenita del regno d'Italia".

Oggi il territorio delle due province di Piacenza e Parma è diviso in tre zone da nord a sud: pianura, collina e montagna. La parte più a nord, di pianura, è delimitata dal fiume Po. I centri principali delle zone collinari e montane sono situati lungo il corso dei principali fiumi, i quali discendono dall'Appennino scorrendo da sud verso nord e sfociano tipicamente nel Po.

Le provincie di Parma e di Piacenza, sono conosciute anche come “food valley”, ovvero valle del cibo. Tradizione vuole, infatti, che queste province vantino una varietà enorme di cibi. I più famosi sono sicuramente i salumi (prosciutto di Parma, coppa piacentina, salame di Felino e salame piacentino, culatello di Zibello, pancetta piacentina, spalla cotta di San Secondo Parmense, la mariola, la spalla cruda di Palasone, lo strolghino, la culaccia, il fiocchetto, pistä d'gras e la cicciolata), il formaggio Parmigiano-Reggiano, il Grana Padano, il provolone valpadana e le ribiole. Nella zona della montagna, inoltre, si possono trovare numerosi piatti a base di funghi porcini o tartufo. Tra i primi sono famosi gli gnocchi di patate, i cappelletti o anolini piacentini (anvëin) in brodo, i tortelli con diversi ripieni (tortelli piacentini con spinaci o zucca, tortelli con erbetta, patate, zucca, funghi, castagne, Tortél Dóls di Colorno), le chicche i pisarei e fasö. Comunissimi tra i secondi sono l'anatra e la faraona arrosto, la pìcula d’ caval ("pìcula" di cavallo), lo stracotto d'asina, la bomba di riso di Bobbio, le lumache alla bobbiese, il tasto o tasca (punta di vitello ripiena) variante della cima alla genovese che è di casa sull'Appennino Piacentino, la delicata anguilla in umido, l'anguilla marinata nota come burattino o büratëin, gli zucchini ripieni dell'Appennino che mostrano chiare tracce liguri e, tra i secondi più poveri, il merluzzo in umido e la famosa polenta disponibile in tantissime varianti (consa, con ciccioli, con la pìcula ecc.). Tra i secondi ci sono anche numerosi piatti legati al maiale e alla carne bovina (arrosti ed altre ricette), alla gallina e al cappone, alla selvaggina come lepre e coniglio e, nelle zone montuose soprattutto, piatti a base di cinghiale. Non dimentichiamo poi alcune specialità della cucina povera contadina che ha nella bortellina (burtlëina in piacentino) e nella torta fritta dei sostitutivi al pane.

Non mancanoi neppure i dessert: tortelli dolci, le crostate, il latte in piedi, le ciambelle e i buslanëin (ciambelline), la spongata una torta probabilmente di origine ebraica diffusa nelle due province. Comunissima è anche la torta sbrisulona nata però a Mantova.