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Paolo Merli, delegato di Papillon del Ducato.

Paolo Merli

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Le terre del Ducato › Il cibo non è solo alimento!

Il cibo non è solo alimento!

Nella tradizione patristica e liturgica i cinquanta giorni che seguivano la celebrazione della Pasqua annuale venivano considerati come una grande domenica, un solo “grande giorno”. Massimo di Torino (padre della Chiesa morto nella prima metà del V sec.), parlando della Cinquantina Pasquale, afferma: «A guisa… della domenica tutto il corso dei cinquanta giorni è celebrato e tutti questi giorni sono considerati come domeniche; la risurrezione, infatti, è di domenica. La domenica il Salvatore risorgendo ritornò tra gli uomini e dopo la risurrezione rimase con gli uomini per tutto il periodo di cinquanta giorni. Era dunque necessario che fosse uguale la festività di quei giorni dei quali era uguale anche la sacralità» (Serm. 44,1)

In passato era usanza, almeno in alcune zone del nostro Paese, che durante il periodo di Pasqua, sulle tavole si usasse il servizio bello della domenica proprio perché i cinquanta giorni che trascorrono dalla Pasqua alla Pentecoste erano tutte Domeniche e come tali andavano ricordati, anche se poi sulle tavole il cibo era scarso e le portate non avevano certo l’abbondanza di cui godiamo oggi.

Il senso della “festa” nasce anche dal modo in cui ci accostiamo alla tavola, un pasto ben preparato mostra un senso estetico che arricchisce il nostro stare insieme, e ci aiuta a recuperare il senso comunicativo. Chi cucina, non solo nei ristoranti, ma anche in famiglia, non lavora mai solo per se stesso, si cucina sempre per qualcun altro. Nella nostra tradizione anche il ristorante più modesto ci presenta una tavola apparecchiata con una tovaglia pulita, i piatti, il coltello e la forchetta, i bicchieri, ed anche a casa molti di noi mantengono l'abitudine di preparare la tavola, anche quando sono soltanto in due, gesti semplici ma che ci aiutano a dare significato, non solo allo stare a tavola, ma all’essere famiglia, a stare in comunione con l’altro e questo è importante anche per conservare le nostre tradizioni, dovremmo conoscere le radici storiche e regionali del piatto e dei vini che portiamo in tavola, il cibo non è solo alimento, è cultura, è storia e un popolo che non conosce la sua storia scompare!

Il popolo ebraico è sopravvissuto alle prove più terribili perché ogni singolo individuo ha imparato ad essere il testimone della sua comunità. Ogni ebreo conosce la storia della sua famiglia, sa da dove è venuta, quali tappe ha percorso, ricorda i legami di parentela, non ha dimenticato le persecuzioni subite, ha saputo conservare i propri costumi. Dopo la distruzione del tempio in qualunque posto fossero, in mezzo a qualsiasi popolo, gli ebrei hanno continuato a rispettare le minuziose regole della Torah.

Alcuni pensano che il ricordo del passato e la conservazione dei rituali costituiscano un freno alla creatività, ma questo non è vero! È essenziale il piacere, il gusto, la bellezza, anche nel cibo. Non solo gli ingredienti, ma il modo in cui apparecchiamo la tavola, la tovaglia, i piatti, il modo in cui cuciniamo il cibo, lo serviamo e lo mangiamo, sono un aiuto a conservare i nostri costumi e con essi la nostra civiltà e la nostra spiritualità.

Ciclo Deesis SS. Trinità di Piacenza

Particolari del ciclo pittorico "Deesis" realizzato presso la SS. Trinità di Piacenza

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